Homepage

Appuntamenti

Vie verdi

Itinerari

Finestre

Scriveteci Archivio

Area soci

Link

Per non dimenticare

Il 20 Marzo 2003 ha avuto inizio la guerra in Irak. I governi Americano (Bush), Britannico (Blair) e Italiano (Berlusconi), hanno giustificato la guerra affermando che era necessaria per togliere a Saddam le armi di distruzione di massa. Le commissioni di indagine e i giornalisti (cfr. Nigergate denunciato da Repubblica) hanno dimostrato che Bush Blair e Berlusconi (d'ora in poi BBB) hanno detto consapevolmente il falso per giustificare una guerra ingiustificabile.

BBB hanno portato il mondo nel baratro della violenza, hanno causato la morte di migliaia di innocenti e ridotto alla fame e alla disperazione e alla guerra civile le genti dell'Irak.

BBB hanno dato vita ad un conflitto ideologico e religioso su scala planetaria che contrappone i paesi islamici ai paesi occidentali.

Siamo indignati di ascoltare le frasi di Berlusconi che si dice pacifista e di essere stato contrario alla guerra. Altri erano contrari non lui: Giovanni Paolo II, Zapatero, Chiraq ...

Il rispetto di tanti morti e delle tante sofferenze imporrebbero un atto di umiltà, una ammissione di responsabilità ed un impegno a non commettere guerre e violenza nel futuro.

Questa pagina del ciclogiornale serve a ricordare le responsabilità di chi ha mentito e gettato il mondo in un baratro di violenza senza fine.

 
 

NO alla Guerra

Le iniziative Pacifiste in Italia e nel mondo

Nonostante i forti e numerosissimi dissensi manifestati in tutti i modi  la GUERRA ALL'IRAQ ha inizio per iniziativa unilaterale degli Stati Uniti e della Gran Bretagna il 20 Marzo 2003.

Il ciclogiornale fin dall'inizio della crisi Irakena ha denunciato le falsità e la mostruosità della guerra incipiente.

  La guerra che verrà
 
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell'ultima
c'erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente ugualmente.

Bertolt Brecht
 

Continuano numerosissime le manifestazioni di dissenso e non ci è facile, in questa pagina, riportarle tutte aggiornatissime anche a causa dei miei mezzi informatici precari e un po’ “antichi”.

 

ASSEMBLEA DEL COMITATO PROVINCIALE CONTRO LA GUERRA IN IRAQ

In una prima assemblea del Comitato provinciale contro la guerra in Iraq, tra i vari impegni presi, si è proposto di:

- preparare un interpello a Ciampi da sottoscrivere e colloquiare con la gente;

 - di riunire tutti i comitati spontanei contro la guerra, nati nelle singole cittadine della nostra provincia,  per realizzare un unico coordinamento prov.le.

 - organizzare una manifestazione prov.le a Brindisi contro la guerra da preparare al meglio, tra 8\10 giorni 

A tal fine è stata indetta una nuova Assemblea organizzativa per MARTEDI' 25 MARZO alle ore 18 presso la Parrocchia S.Vito (Rione Commenda, Via Lombardia) alla quale sono invitati

tutte le associazioni, partiti, sindacati, singole persone, comitati cittadini

 

Inoltre, si commemoreranno le vittime albanesi del naufragio del venerdi' santo, venerdì prossimo 28 marzo con una manifestazione presso il porto e che poi si dirigerà verso la Cattedrale di Brindisi dove, dalle 18, c'è una iniziativa ecclesiale sul tema della pace con l'intervento di don Luigi Ciotti.

Per il coordinamento Giancarlo CANUTO

 

Foto: "english homour" contro la guerra (foto di Massimo)

Emergency in Iraq

Gino Strada ha raggiunto il team di Emergency in Iraq dove sono presenti 20 posti di primo soccorso e, per i feriti più gravi, i centri chirurgici di Erbil e Sulaimaniya. La presenza di Emergency in Iraq ha consentito di salvare negli  anni passati molti feriti provocati da bombe e soprattutto da mine. Nella colonna a lato è raccontata la storia di due di loro: Jamal e Farad.

Un SMS per Emergency  Dal 1 marzo al 31 dicembre 2003 è possibile effettuare "micro-donazioni" ad Emergency tramite i cellulari TIM inviando uno (o piu’) SMS al numero 44410: per ciascun Sms vi verrà addebitato 1 euro (Iva inclusa), che ci verrà accreditato al netto di Iva, senza costi aggiuntivi né ricavi da parte di TIM. (Il numero è attivo solo per i clienti TIM. Sono escluse le utenze di servizio, dealers e multibusiness.) http://www.emergency.it/

 

 CAMPAGNE CONTRO I MERCANTI DI ARMI

Campagna "Banche armate"

Campagna contro il finanziamento all’export bellico, lanciata a fine ‘99 da Nigrizia con Mosaico di pace e Missione Oggi, fatta propria dall’associazione Chiama l'Africa, e sollecitata anche dalle lettere di protesta che giungevano alle redazioni, la campagna intende dare al risparmiatore uno strumento di pressione sulle banche italiane, al fine di ridurre se non azzerare il loro appoggio all'export bellico.

Per informazioni: http://www.nigrizia.it/

 

Un’altra campagna, collegata a "Banche armate":

CONTRO I MERCANTI DI MORTE 

IN DIFESA DELLA LEGGE 185/90

La legge 185/90 è la più avanzata, a livello internazionale, per le misure di trasparenza e i divieti di esportazione di armamenti che contiene, per l'importanza attribuita al rispetto dei diritti umani e alla prevenzione dei conflitti. In molte occasioni è, però, stata aggirata grazie ad atti regolamentari e interpretazioni varie: ad esempio armi leggere classificate come “ civili ” sono finite in Sierra Leone e nella ex Jugoslavia malgrado gli embarghi delle Nazioni Unite.
 
A livello di Governo si cerca di favorire le industrie di armi anche con
 
disegni di legge che finalizzati a sottrarre dall'applicazione della 185/90 le coproduzioni industriali di materiali di armamento con Paesi membri dell'UE, dell'Unione dell'Europa occidentale e della NATO, che verrebbero regolati esclusivamente da specifici accordi intergovernativi.
Per saperne di più:
 http://web.vita.it/185/

 

Una fabbrica di armi può essere trasformata in un ARSENALE DI PACE     http://www.sermig.org/

La bandiera dell’Arsenale della Pace

 

Bandiere di pace

Continua l'iniziativa PACE DA TUTTI I BALCONI http://www.bandieredipace.org/ che (oltre a far arricchire produttori e venditori di bandiere) sta colorando le città anche le più grigie e pigre.

(…) Già li sento, quando cadranno le prime bombe su Baghdad: "Credevate di fermare la guerra con uno straccio?". "Pensavate che ai signori del mondo importi qualcosa del vostro stomaco vuoto per un giorno?". Già vedo i loro sguardi irridenti, per quello che considerano un patetico segno d'ingenuità e di colpevole immaturità di fronte alla serietà dei "problemi del mondo",, (…)

Ernesto Balducci quando dalla storia terribile del Novecento traeva l'unica lezione possibile: la consapevolezza della "fragilità ontologica" dell'umanità. Della sua esposizione al rischio totale (l'estinzione) nell'epoca in cui i mezzi di distruzione avevano raggiunto la propria estensione massima, planetaria. E’ l'unica risposta possibile: la necessità di un "salto antropologico". Di una mutazione radicale delle relazioni umane e del modo di convivere in un pianeta fattosi di colpo piccolo e "mortale", la quale implicava l'inefficacia (anzi la distruttività estrema) di ogni ricorso alla potenza, la rinuncia di ogni delega, e l'appello ad ognuno perché, col suo comportamento personale, contribuisca a "salvare il mondo". (…)
C'è, in quelle macchie di luce comparse alle finestre di chi mostra di avere "buona volontà", il segnale - quale che sia l'esito immediato di questo agire - che il messaggio cammina: che l'appello è ascoltato. C'è un mettersi in gioco personalmente, senza affidarsi alla Forza e alla Decisione di un qualche potere, da parte di chi si sente chiamato a "fare", per piccolo che sia il proprio gesto. Valido proprio perché "piccolo", "debole", collocato su quella soglia per eccellenza tra "pubblico" e "privato", che è la finestra di casa. Come nella disponibilità al digiuno, c'è il segno di un impegno "personale", giocato tra sé e il proprio corpo, consapevole assunzione di responsabilità (un termine che i realisti usano molto ma praticano poco), rottura della continuità quotidiana.

Per questo non ho dubbi: se un futuro c'è, è incarnato da quei segnali "ingenui". Se qualcuno si colloca oltre lo spartiacque del tempo, non sono certo i supponenti teorici delle estenuate Ragion di stato, o Ragion di partito, o Ragion di potenza, ma quel popolo di formiche che testimonia che questo mondo è "impossibile". Che occorre iniziarne un altro, partendo da sé (dai propri comportamenti quotidiani). Sono loro gli "uomini planetari". Agli altri, ai realisti che incarnano il vecchio "uomo delle tribù", l'autocompiacimento di chi crede di vedere più lontano, ed è cieco.

(di Marco Revelli, da Vita del 14/03/2003)

LA GUERRA NON PAGA CHI PAGA LA GUERRA

 La nostra ciclofatina Anna Rita momentaneamente lontana ma sempre vicina ci segnala un'iniziativa di protesta contro la multinazionale EXXON.

La Exxon, che possiede la Esso, oltre ad aver fatto pressione sull'amministrazione Bush perché non aderisse al protocollo di Kyoto, ha anche un'altra VIRTU': ha vinto l'appalto per le commesse militari per la prossima probabile guerra contro l'Iraq! Mi sembrano ottime ragioni per BOICOTTARLA, e per fare un capillare passaparola verbale-informatico-cartaceo o con piccioni viaggiatori (o come vi pare). NON RIFORNIAMOCI PIU' ALLA ESSO!! Sul sito di Greenpeace, alla pagina http://www.greenpeace.it/stopesso/ vi sono diverse informazioni su questa campagna di boicottaggio. 

GUERRA: è l’unica risposta che il Mondo conosce contro un dittatore sanguinario?

Quanti dittatori sanguinari ci sono sulla Terra?

Quante volte ancora sarà GUERRA? 

I colori dell'arcobaleno della PACE sono diventati simbolo di un'immensa pluralità, hanno unito nelle iniziative promosse fino ad ora da varie parti, una quantità innumerevole e inattesa di persone con provenienza ed idee molto differenti, ma con la volontà comune di far conoscere al mondo il proprio dissenso alla guerra, seppure determinato da motivazioni diverse.

Storie da Paesi in Guerra

 Non possiamo fare a meno di dedicare un piccolo angolo a chi per la Pace ha perso la vita: 

Rachel Corey

Statunitense di 23 anni, era impegnata in azioni di interposizione con l'International Solidarity Movement.

È morta per fratture al cranio e alle costole, travolta da un bulldozer mentre tentava di bloccare la demolizione di una casa palestinese da parte dell'esercito israeliano.

"L'hanno coperta di sabbia e poi l'hanno investita mentre lei stava di fronte al bulldozer"ha dichiarato il Dottor Ali Musa, medico dell'ospedale di al-Najar a sud della striscia di Gaza. "Rachel era sola di fronte alla casa mentre noi cercavamo di fermare l'avanzata del bulldozer" dice ancora Ali Musa "ha fatto cenno ai bulldozer di fermarsi piu volte. Poi è caduta a terra e il bulldozer ha continuato l'avanzata. Noi abbiamo urlato di fermarsi ma la macchina continuava imperterrita. L'ha calpestata e poi dopo alcune manovre ha fatto marcia indietro".

I “bollettini di guerra” dei TG sono come dei film di azione in cui quasi mai si riesce a percepire cosa succede a chi vive lì dove le bombe cadono… chi rimane ucciso, chi ferito, come cambia la vita di chi ha subito un bombardamento…. Solo i pochi “pazzi” che per lavoro o per missione hanno voluto essere presenti in quei nei luoghi possono raccontarci quali sconvolgimenti nel “piccolo” della vita della gente può provocare la guerra.

Uno di questi “pazzi” è Gino Strada e la storia che segue fa parte delle molte testimonianze del suo libro “Pappagalli verdi”.

Schumi e Turbo

Settembre 1996, Nord Iraq iracheno. Il villaggio di Degala è sotto i colpi di cannone. Un razzo centra un cavo dell'alta tensione che finisce su una casa. Scoppia un incendio. La gente accorre, feriti chiedono disperatamente aiuto. Jamal Hama, 18 anni, riconosce le urla di un amico.Corre a soccorrerlo: cerca di staccarlo dal cavo, lo afferra per una gamba e la scarica elettrica lo scaraventa a 15 metri. Jamal riporta ustioni gravissime, e la frattura del no. Arriva all'ospedale di EMERGENCY a Sulaimaniya in condizioni disperate. Per salvarlo dobbiamo amputargli il braccio. Si rimette in piedi ma non riesce a camminare.

Farad Khalil ha 15 anni, fa il pastore. Il 16 ottobre sta rientrando dal pascolo verso il suo villaggio, Karatakh. Incontra un amico che sta maneggiando una specie di barattolo. "Vieni a vedere, forse si puo' venderlo al mercato". L'esplosione è assordante, l'amico viene dilaniato in un istante dalla mina antiuomo. Farad è a terra, in una pozza di sangue. Dopo 6 ore arriva all'ospedale di Emergency dove gli dobbiamo amputare entrambe le gambe appena sotto il ginocchio.

Ora Jamal e Farad sono nella stessa  stanza d'ospedale. Farad è famoso perchè sulla sua sedia a rotelle sfreccia velocissimo e prende le curve a velocita' folle. Così si è guadagnato il soprannome Schumacher

Jamal, invece non riesce a mantenere l'equilibrio, appoggiato a una stampella col solo braccio rimasto. Così nasce l'idea, quasi per gioco: Jamal potrebbe spingere la carrozzina di Farad. Quel pazzo smetterebbe di rischiare di schiantarsi ad ogni momento, e Jamal potrebbe iniziare a muoversi, appoggiato a qualcosa di più stabile di una stampella.

"Ehi, Schumacher, adesso hai un motore nuovo!" dice un infermiere, e cosi' Jamal ha anche lui il suo soprannome e diventa Turbo. Diventano amici, Schumacher e Turbo. Girano insieme per l'ospedale, Turbo che si impegna allo spasimo, Schumacher con l'aria un po' seccata perché non si sente "competitivo".

Che futuro avranno, questi due ragazzi? Per due handicappati come loro non c'è speranza di un posto di lavoro, non in questo Paese. Forse potremmo fare qualcosa. Oggi Schumacher ha ricevuto le protesi alle gambe e riesce di nuovo a camminare: lavora all'interno dell'ospedale. E un giorno, glielo abbiamo promesso, avrà assieme al suo amico un piccolo laboratorio tutto loro, al di fuori dei cancelli dell'ospedale, per guadagnarsi da vivere.

Noi di EMERGENCY siamo i loro migliori tifosi, vogliamo seguirli nella loro gara. Vogliamo vederli sfrecciare insieme sotto la bandiera a scacchi della digintà ritrovata.

Altre storie tratte da “Pappagalli verdi” sono sul sito:

http://www.emergency.it/storie/storie.shtml

 

Reporter di guerra

“Secondo le denuncie di Reporters Sans Frontieres, solo nell'ultimo anno, i giornalisti uccisi sono stati 31, 700 gli aggrediti o minacciati, 106 quelli inprigionati. Nel 2003, ma il bilancio, ancora provvisorio, sono già 2 i giornalisti uccisi e 105 quelli in prigione” (riporto testualmente dal settimanale Vita).

Ieri è stato ucciso un giornalista russo e pare che altri 3 inviati in Iraq siano dispersi.

Poco più di un anno fa, il 13 marzo 2002, a Ramallah, veniva ucciso dai soldati israeliani Raffaele Ciriello testimone con le sue foto (visibili sul suo sito  http://www.ciriello.com/ ) di molte storie di guerra.

Il 20 marzo è stato l’anniversario della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il 28 marzo uscirà un film sulla storia dei due: “Ilaria Alpi il più crudele dei giorni”.   http://www.ilariaalpi.it/

 

L'Italia ripudia la guerra

E' ancora possibile firmare per la proposta di legge sull'attuazione dell'art.11 della Costituzione Italiana:"L'Italia ripudia la guerra" proposto da Emergency. Per informazioni: http://www.allistante.it e www.emergency.it 

 

Foto: Il Big Ben tappezzato da uno striscione pacifista. un simpatico effetto prospettico di Massimo che il 15 febbraio era a Londra con altri 1,5 milioni a dire NOWAR

 

 

La situazione in Iraq

Save the children denuncia

Internet: www.savethechildren.it

Quasi la metà della popolazione irachena ha meno di 14 anni. A soffrire le conseguenze di un nuovo conflitto sarebbero perciò soprattutto bambini. La Guerra del Golfo e le sanzioni internazionali hanno messo in ginocchio il Paese. Circa il 60% degli iracheni dipende dagli aiuti alimentari provenienti dal programma Onu 'Oil for food' (che consente all'Iraq di esportare petrolio per un valore di due miliardi di dollari ogni sei mesi per far fronte alle necessità umanitarie). Il 23% dei minori nel Centro e nel Sud del Paese soffrono di malnutrizione cronica (l'11,4% nel Nord). Un nuovo conflitto provocherebbe sicuramente l'interruzione dei rifornimenti alimentari su cui si basa la sopravvivenza di due terzi delle famiglie irachene. Migliaia di civili sarebbero costretti ad abbandonare le loro case in cerca di rifugio, in un Paese che conta già tra i 700.000 e il milione di profughi interni.

I bambini le prime vittime
Save the Children è l'organizzazione non governativa che da più tempo opera nel Nord dell'Iraq. Tra la popolazione curda (da sempre oppressa dal regime di Saddam Hussein) la paura delle conseguenze di un nuovo conflitto prevale sulla speranza di un cambio di regime a Baghdad. 'In caso di guerra i potenti sapranno come mettersi in salvo. A soffrire saranno sempre i più deboli', ha dichiarato ai ricercatori di Save the Children una giovane madre di quattro bambini.

TEL AVIV 15 FEBBRAIO