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Ciclovia Idruntina 

Un itinerario tra i più affascinanti del Salento, ricco di storia e natura che si snoda tra i sedimenti di ere geologiche ed epoche storiche. Memorie avvolte da una natura ricca dei profumi della gariga e del timo e tinta del rosso dei depositi bauxitici e del bianco accecante delle pietre carbonatiche.  

Otranto

Le origini di Otranto si perdono nella notte dei secoli, è la città più orientale d'Italia. Dista dall'Albania appena settanta chilometri.
Crocevia di popoli culture e arti è espressione piena della ricchezza e fecondità della storia che si è sviluppata intorno al mar mediterraneo. Per la sua posizione geografica Otranto fu, lungo i secoli, coinvolta nelle vicende storiche che travagliarono i popoli dal Paleolitico Superiore ai nostri giorni. Tutti lasciano tracce del loro passaggio: i Paleolitici le "Grotte dei Cervi"; i Messapi, tombe e forni di ceramiche; i Greci, colonne monolitiche di marmo, capitelli, tombe; i Romani una "necropoli", tombe, epigrafi, stele. I Bizantini lasciarono la loro impronta con la Chiesa di San Pietro, il Cenobio Basiliano di San Nicola di Casole, grosso centro culturale in tutto il bacino mediterraneo che per primo in occidente (1160). Ma dopo fu anche normanna, angioina, aragonese.

LA COSTA DA OTRANTO A LEUCA

La costa tra Santa Maria di Leuca ed Otranto costituisce per moltissime ragioni un ambiente assolutamente unico: per la sua struttura geologica, con le alte falesie dolomitiche per le migliaia di cavità di origine carsica, per i numerosi endemismi botanici. Tante testimonianze dimostrano univocamente un eccezionale e millenario rapporto di queste terre con il Mediterraneo e con tutti i popoli che nei secoli lo hanno frequentato.

La ricchezza e la varietà dei segni presenti hanno indotto ad individuare quest'area (da Punta Faci ad Otranto fino a Torre Marchiello, poco oltre Santa Maria di Leuca) come una delle nuove aree protette della Regione Puglia, ai sensi della legge regionale 19 del 1997.

 

Torre Pinta

L'ipogeo di Torre Pinta si trova nella Valle delle Memorie, un lama alla periferia meridionale di Otranto. Fu scoperto nel 1976 dall'architetto milanese Antonio Susini sotto una torre, (detta Torre Pinta dalla forma a boccale). La torre è di costruzione relativamente recente: risale al secolo XVIII e nasconde, nelle fondamenta, cinque file di cellette. La più probabile destinazione sarebbe stata di conservare le urne cinerarie dei defunti. Invece, unica cosa certa tra i mille interrogativi di questo sotterraneo, le cellette ospitavano piccioni, allevati dai proprietari della vicina masseria. La posizione strategica della torre suggerirebbe l'ipotesi che si trattasse di piccioni viaggiatori, al servizio del comando militare borbonico di presidio in terra d'Otranto, "Avessimo trovato un vaso, una moneta, un'incisione", diceva Antonio Susini, l'architetto che scoprì l'ipogeo nell'agosto del 1976. "Invece nulla. Un fatto incredibile, tanto più se si pensa che le centinaia di nicchie scavate in ordini sovrapposti lungo tutte le pareti e nella volta debbono aver custodito altrettante urne cinerarie". Secondo alcuni studiosi potrebbe trattarsi di un ambiente pre-cristiano adibito a culto funerario, trasformato poi in luogo liturgico dalle primitive comunità cristiane, forse in età costantiniana. Una curiosità è costituita dal fatto che le nicchie originarie arrivano fino alla volta. Poi se ne aprono altre, recentissime: ma queste erano destinate ai piccioni viaggiatori alloggiati nella torre. Un indizio sui possibili costruttori potrebbe celarsi nell'alto gradino che corre lungo tutte le pareti dell'ipogeo: un elemento estraneo alla tradizione cristiana ma ricorrente nelle tombe dei Messapi, dove il defunto era seduto e non adagiato.

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Torre del Serpe: simbolo di Otranto

A torre del Serpe è legata una leggenda: si narra che di notte un gigantesco serpente giungendo dal mare si arrampicasse sull'esterno della torre per bere l'olio che alimentava la fiamma del faro. Oggi torre del Serpe, di cui resta solo una sezione verticale, è, con il serpente avvolto attorno, il simbolo di Otranto.

 

Cava di Bauxite

La formazione delle bauxiti è il risultato dell'alterazione delle rocce calcaree ad opera degli agenti atmosferici: dopo il processo di dissoluzione del carbonato di calcio ad opera delle acque meteoriche ricche di anidride carbonica, i minerali residuali, trasformabili in ossidi e idrossidi di ferro e alluminio, vengono trasportati dalle acque meteoriche e accumulati nelle depressioni del terreno. In genere un deposito bauxitico si presenta sotto forma di aggregato di consistenza litica nel quale si trovano sparse delle pisoliti, ovvero dei noduli di forma tondeggiante, la cui forma sarebbe dovuta al trasporto subito. Il colore della bauxite è in genere rosso cupo con irregolari macchie biancastre.  

Fu scoperta negli anni '40 e l'estrazione si sviluppò negli anni '60 fino al 1976, quando l'attività fu chiusa; i minerali estratti dal porto di Otranto partivano alla volta di Porto Marghera, dove venivano lavorati per produrre alluminio. Sul fondo della cava, di circa 100 metri di diametro e 25 di profondità, la presenza di una falda freatica superficiale ha originato un piccolo lago, colonizzato da numerose piante acquatiche e punto di riferimento per numerose specie animali, interessante esempio di rinaturalizzazione spontanea del territorio e di connubio tra testimonianze del lavoro dell'uomo e ambiente naturale.

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Torre S. Emiliano

Era una torre non armata e svolgeva una funzione di avvistamento e di sentinella, attraverso l'utilizzo di una serie codificata di segnali (con il fuoco o con il fumo, ma anche di tipo sonoro, attraverso corni e campane). In genere le torri denominate con nomi di santo testimoniano l'esistenza, nelle loro immediate vicinanze, di una chiesetta o di un casale omonimo: ed è il caso pure della torre di Santo Emiliano, sorta in prossimità del luogo dove esisteva una grancia del monastero basiliano di S.Nicola di Casole.

 

Foto: I moti vorticosi delle acque sono capaci di erodere pietre in forma di cavità o perfettamente sferica.

Foto: Ginnica e temeraria come al solito, la ciclopresidente si gode un bagno nelle limpide acque a S. Emiliano.

 

Foto: Cicloamici in posa sul porticciolo turistico di Otranto con la città sullo sfondo. In ritardo come al solito e come al solito per colpa dei mesagnesi alla fine dell'inizio si parte. Ercole, iscritto da poche settimane già ha chiesto: esistono altre cicloassociazioni in Puglia dove i soci sono + puntuali??.

Foto: I cicloamici contemplano meravigliati l'ipogeo di Torre Pinta

Foto: Contemplazione di baia dell'Orte

 

Foto: Veduta di piana dell'Orte con il faro di Capo D'Otranto sullo sfondo

 

Foto: Pittoresca e spettacolare la cava d Bauxite. A chi ha pedalato nel deserto australiano in mountain bike, questa cava ricorda le oasi incontrate nel deserto

 

 

Il faro di Punta Palascia anche detto di Capo D'Otranto in passato considerato il punto di divisione tra lo ionio e l'adriatico. Il nome Palascia deriverebbe da quello di una vecchia torre (di cui non rimane traccia) e a sua volta la torre prendeva il suo nome da un santo albanese.

L'antico faro fu eretto nel 1867. Fino ai primi anni '60 il Faro della Palascia era alimentato ancora a petrolio ed emanava un raggio luminoso esteso per 9 km sul Canale d'Otranto; successivamente arrivò l'elettricità e si costruì una nuova residenza per le tre famiglie degli addetti al funzionamento del faro; oggi il vecchio faro è stato sostituito da un fanale a cellula solare, diventando a tutti gli effetti un interessante esempio di archeologia industriale.

Foto: I cicloamici fanno merenda e riposano sul capo di capo d'Otranto. La propaggine più a Oriente d'Italia. 70Km dall'Albania, intorno ancora tanti i vestiti disseminati dagli immigrati clandestini che li gettano bagnati per mettere addosso quelli asciutti.

Foto: Ebbene è proprio così, a fine ottobre nel Salento si può fare il bagno. Qualcuno avrà da ridire sull'effetto serra, ma questo non basta a concellare l'invidia di quelli dell'Italia del Nord.

 

Foto: Pedalata lungo un impegnativo sentiero a poche decine di metri dalla costa rocciosa a Sud di Torre S. Emiliano

Foto: La costa rocciosa dell'insenatura di porto Badisco. Non sempre è possibile pedalare lungo i sentieri individuati dal ciclocaporedattore. Tuttavia la bellezza dei posti compensa la fatica di dover trasportare a spalle la bicicletta.

 

Foto: scogli a Torre S. Emiliano