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Introduzione Cicloamici eccovi, il racconto della nostra Alessandra.
Dalle righe che scorrono semplici e veloci, leggiamo tutto l'affetto e
l'amicizia che l'autrice sente (e noi con lei) verso il nostro amato e
infortunato Giovanni.
Riceviamo dunque una descrizione efficace e toccante del drammatico fatto
di cronaca che trasuda simpatia e compartecipazione verso lo sfortunato e
amara ironia sul contorno: la "nunna" investitrice accecata dal
sole, le futili domande del poliziotto.
Il resto è il resoconto di una luminosa (in barba ai metereologi)
giornata di dicembre, trascorsa sulle "scalpitanti" bici nel
vano inseguimento dei nostri amici baresi di "A ruota libera"
(le transumanti apimaye del Nord così scerzosamente definiti per
l'abbigliamento sociale giallo-nero) oramai troppo lontani da poter essere
raggiunti. Infatti dopo che, in ritardo e rassicurati della condizione di
Giovanni abbiamo ripreso la strada verso Mesagne, abbiamo anche ripreso lo
stile ciclistico indolente e bucolico, gelosi custodi e voraci divoratori
delle delizie gastronomiche di Elisa.
Alla prossima
cicloantonio |
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TACCUINO
Partenza:
In treno dalla stazione di Mesagne alle ore 7:26;
Lunghezza
complessiva del percorso (in bici): KM 60
Durata:
10 ore A/R + inclusa
sosta infortunio Juan
Pendenza:
Il treno ci porta senza fatica su a Martina, una inebriante discesa fino a
pochi Km da Ceglie con episodiche salite mozzafiato da Ceglie a Latiano
una dolce e costante perdita di livello fino a Latiano e poi in Pianura
fino a Mesagne;
Stagioni
consigliate: finanche si può fare d'inverno;
Ombra:
70% del percorso;
Tipo
di strada: 100% di strada asfaltata per lo più per tranquille e
solitarie strase comunali secondarie, molta attenzione sulla via del
Paretone vicino Martina;
Tappe
importanti del percorso: Martina, Ceglie.
Vegetazione:
ulivi secolari, vigneti, querce maestose.
Cartografia:
Provincia
di Brindisi 1:100.000
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Il racconto della storica impresa Martina - Mesagne
corri treno corri. portaci in questo posto alto da cui si può solo
scendere.
lui si sedette un po' in disparte, quasi che il presagio di quello che
stavaeccovi per succedere gli incupisse il cuore. scrutava assente il
paesaggio che si srotolava veloce dal finestrino, con la testa altrove,
solo materialmente infossata nelle spalle.
il resto della combriccola era distratto dal sole che ne illuminava
l'ebbrezza infantile e un po' assonnata a causa dell'insolita levataccia.
quello stesso sole sarebbe stato di lì a poco causa di un evento ti
quiddi ca si contunu.
le bici in bella mostra nell'apposito vagone scalpitavano, offese
dall'essere state sostituite da un ammasso di ferraglia rumorosa e a
pagamento che non permette di scegliere o di sbagliare percorso. le
abbiamo liberate appena arrivati a destino e, in attesa del gruppo di
apimaye che transumavano da nord, abbiamo provato a rodarle per le vie di
questa città bella e nuova. 'ndessumu 'nfucata 'nna jamma. si procedeva
in fila indiana composti, assonnati, velatamente preoccupati per la
traversata che ci attendeva. ad un tratto abbiamo sentito un botto che ci
ha fatto ruotare in coro la testa verso le retrovie. abbiamo scortocosì
ciò che mai nessuno di noi avrebbe voluto vedere. le ruote delle nostre
bici si sono paralizzate in preda ad una paura nuova. giovanni giaceva
immobile e a panza all'aria sul bordo del bacchittoni e la sua bici un po'
più in là ansimava sanguinante con una ruota, la posteriore, diventata
quadrata e con i raggi gonfi a seguito dell'ematoma da botta non
indifferente. ci siamo affacciati timidamente alla finestra visiva
dell'investito apparendogli come una corolla di petali impalliditi che si
è schiusa attorno alla sua testa, ammutoliti dallo spavento e dalla
sensazione di inutilità che ci paralizzava i pensieri. la nostra
cicloguida, dopo una manciata di secondi resi lenti dall'accelerazione dei
nostri battiti cardiaci, ha preso in mano la situazione con cipiglio da
leader e finalmente ha sussurrato: a 'ddo ti toli? e lui, l'investito, con
nostro sommo sollievo ha parlato e ha detto: qua, toccandosi l'anca con la
mano. questo scarno dialogo ha fatto riprendere al resto del gruppo l'uso
delle mutodde. ci siamo prodigati a chiamare ambulanze carabinieri polizia
vigili del fuoco, il sacerdote no, ma solo per scaramanzia.
per onor di cronaca si deve precisare che il nostro giovanni era stato
vittima di un tamponamento da parte di autoveicolo guidato da nunna che,
accecata dal sole basso della mattina, non aveva messo a fuoco la carovana
di bici che la precedeva, mozzandone la coda. mentre in ospedale si
tastavano le ossa dell'investito, la polizia sul luogo del misfatto
interrogava i testimoni: lei, nunna, era da sola alla guida
dell'autoveicolo? no, sig. poliziotto, eravamo in 4: uno al volante, uno
al cambio, uno al freno e uno alla frizione. gente, la risposta è frutto
di fantasia, ma la domanda no, ahimè.
insomma il tutto si è risolto in uno scrasciamento all'anca, un piede
dolorante, una bici cubiforme e un fatto ti quiddi ca si contunu.
rispediti a casa investito, bicicletta e famiglia, ai superstiti non
rimaneva che proseguire l'impresa. anche perché il sole era tornato amico
e ci esortava a risalire in sella ai nostri mezzi in direzione sud-est.
nel frattempo le apimaye del nord, avevano intrapreso il loro percorso,
troppo veloci per noi gente del sud, che ama soffermarsi sul paesaggio,
gingillarsi con i buttacascatti, baloccarsi con le foto ricordo,
trastullarsi sul cigolio di qualche bici, tergiversare su una pipì che ce
n'è sempre qualcuna di scorta. d'altro canto per noi il paesaggio era
nuovo,
con un susseguirsi di saliscendi e per fortuna erano più i scendi che i
sali, dato che mi si insegna che Martina Franca si trova in alto.
l'ebbrezza delle continue discese ci ha scazzicato la fame e prontamente
abbiamo posto rimedio banchettando al riparo di un amico trullo candido e
rotondo come un oste ospitale.
il resto è la storia di un ritorno a casa che ha per colonna sonora la
musica emanata dall'ugola di mimmo e dalle risate contagiose di tonia, e
per scenografia una campagna impressionista e un cielo con le poche nuvole
ormai illuminate dal basso, dato che il sole stava terminando pure lui la
sua corsa verso casa.
prima di mettere a nanna bici e membra, doverosa ci è parsa la visita
all'ammaccato, allo scopo precipuo di attestare che la simpatia del
suddetto non fosse stata intaccata dalla botta, nonché di appurare che lo
stesso non avesse spramintatu appendendo la bici al chiodo. ebbene la
simpatia è rimasta intonsa. e sembra anche la voglia di pedalare, su cui
comunque ci riserviamo di deliberare la prossima domenica
by Alessandra
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L'attesa ansiosa per imbarcarci sul treno
Corri treno corri .....
no comment ..
consumiamo
la colazione nel piazzale antistante i trulli solo chi c'era potrà capire
il sapore dei dolci di Elisa
Palese
violazione di proprietà privata, resasi necessaria per visitare l'ovile
di trulli
Tra i trulli dell'ovile
La visita all'ammaccato
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