Murat un re di Napoli venuto dall’Europa

Presentiamo il nuovo libro di Bianca Tragni, storica e giornalista altamurana. Bianca è anche una amica storica dei cicloamici, nel 2019 ha collaborato alla organizzazione del raduno FIAB APulo Lucano ad Altamura e Matera

Il novo libro di Bianca Tragni apre nuovi squarci di conoscenza sulla nostra storia, pugliese e meridionale ma inserita nella grande storia europea. Si tratta dell’età napoleonica quando il grande conquistatore francese assegnò il Regno di Napoli a suo cognato Gioacchino Murat. Era sì il marito di sua sorella Carolina, ma era anche uno dei più grandi generali della sua Armata, comandante della cavalleria imperiale con la quale risolveva tutte le battaglie, consegnando infine la vittoria a Napoleone. Prima di arrivare sul trono di Napoli, Gioacchino Murat aveva percorso tutta l’Europa, dall’estremo Nord (Berlino, Mosca) all’estremo Sud (Malta, Madrid). Questa esperienza internazionale non fu solo militare ma anche giuridica e amministrativa (come si sa, sulle punte delle baionette dell’Armata napoleonica viaggiavano le leggi e i principi del Codice Napoleone) e quindi fu molto utile a inserire Napoli e il nostro Sud nel flusso del grande rinnovamento democratico e liberale dell’Europa dell’Ottocento. Infatti nel suo nuovo Regno Murat svolse una frenetica attività riformatrice in tutti i campi: dal diritto alla scuola, dall’edilizia al commercio, dall’urbanistica alla cultura, dalle finanze all’esercito e via di seguito. In Puglia in particolare ci ha lasciato la prima illuminazione pubblica a Lecce, la prima biblioteca pubblica a Brindisi (la “Annibale De Leo”), una rete di strade prima inesistenti, una città nuova a Bari, quello che oggi si chiama “borgo murattiano” e che fu il nucleo da cui partì l’ascesa del nostro capoluogo pugliese. Prima di Murat Bari era solo un piccolo, putrido borgo marinaro sovraffollato e senza sbocchi e spazi vitali. Ad Ostuni poi lasciò una chicca involontaria ma bellissima, legata al culto di Sant’Oronzo. Bianca Tragni ne scandaglia tuti gli aspetti e ci svela una realtà storica, sconosciuta forse agli stessi ostunesi.
Nella città di Altamura lasciò un suo cimelio, il cosiddetto “Mantello di Murat” che è sì un lussuoso piviale liturgico, ma che prima era un vestito di sua moglie, la regina Carolina, che il re donò al Vescovo di Altamura, mons. Gioacchino De Gemmis. Era stato uno dei pochi prelati che si erano schierati per la repubblica partenopea, benedicendo ad Altamura l’Albero della Libertà nel 1799. Dunque il re francese volle ringraziarlo e premiarlo con questo dono speciale e personale; che il monsignore si fece cucire addosso come piviale. Oggi lo si può ammirare, restaurato ed esposto, nel Museo dei Matronei della Cattedrale di Altamura (MUDIMA).

Foto di Bianca da sola e con i cicloamici del prof. Vito Lavolpe

https://it.wikipedia.org/wiki/Gioacchino_Murat

Il mantello di Murat piviale liturgico scovato nelle sagrestie dalla storica Bianca Tragni. Ricavato da un vestito di Caterina la moglie di Murat

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