Critical mass a Lecce

 Siamo ciclisti non moscerini !!

Una critical mass per far sentire la voce di cittadini e associazioni che reclamano il diritto alla mobilità alternativa, sostenibile e sicura.

Giovedì 25 Gennaio ore 18:00, v. Umberto I (di fronte alla basilica di S.Croce)

Il blog di critical mass Lecce: http://massacriticalecce.splinder.com

Dopo l'appuntamento di Giovedì 23 Novembre (ore 16:00) e Mercoledì 20 dicembre (ore18:00)

v. Umberto I (di fronte alla basilica di S.Croce) il salento Ciclo Forum torna a incoraggiare la partecipazione alla critical Mass del 25 gennaio

Appuntamento di nuovo in Via Umberto alle ore 18:00

 

Cos'è una critical mass?

E’ un semplice appuntamento di ciclisti che casualmente si ritrovano a percorrere tutti la stessa strada, magari lentamente... magari al centro della carreggiata... in una via solitamente trafficata... all’ora di punta... (...)la dimostrazione pratica e reale di come un’altra citta’ sia possibile, bella e divertente.

Il ciclista urbano e' per sua natura un inventore...
di un nuovo equilibrio che rimettera' in marcia la citta.

E’ un nuovo modo di vivere nelle nostre citta’ inquinate.

Perché una critical mass a Lecce?

Il rapporto sull'ecosistema urbano 2006 di Legambiente - Sole 24 Ore assegna a Lecce il 14o posto sui 103 capoluoghi italiani per presenza di piste ciclabili,

MA DOVE SONO QUESTE PISTE?

Dappertutto, potremmo rispondere, tranne che in città.

In questi giorni l'amministrazione comunale di Lecce distribuisce materiale informativo sul quale vanta la realizzazione di una rete ciclabile coerente, da integrare ed ampliare con l'utilizzo di fondi P.O.R.

La rete attualmente percorre zone estranee alla città, come ad esempio la strada di S. Cataldo o il parco di Rauccio.

fondi in arrivo porteranno alla semplice aggiunta di segnaletica apposita e a limiti di sicurezza che dovrebbero permettere la viabilità SULLA NORMALE RETE DI VIABILITA' URBANA.

 Problema: bloccare il traffico?

Ci sono due scuole di pensiero su quale debba essere l'atteggiamento della massa di ciclisti nei confronti del traffico automobilistico. Da un lato c'è chi sostiene che i ciclisti devono fondamentalmente rispettare il codice della strada e deve essere lasciata almeno una corsia libera per chi vuole sorpassare; dall'altro c'è chi dice che la massa deve occupare l'intera carreggiata ("non stiamo bloccando il traffico, noi SIAMO traffico") costringendo le macchine alla velocità delle biciclette.

Ognuno potrà decidere liberamente come comportarsi, anche in base al numero dei partecipanti alla manifestazione. Cordiali saluti.

 

Scaricate e stampate i volantini della massa critica

manifesto enrico 

  manifesto Emanuela

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Siamo ciclisti non moscerini, pretendiamo sicurezza e rispetto!

Tanti sono stati nel 2006 i ciclisti investiti e uccisi.

I ciclisti urbani sono addolorati ma cominciano anche ad arrabbiarsi e ad organizzarsi.

Il grido è di dolore e rabbia:  “siamo ciclisti non moscerini” pretendiamo sicurezza e rispetto!

Lo stile di guida dei concittadini automobilisti e la cronica carenza di sistemi di sicurezza e di infrastrutture lede gravemente la sicurezza e i diritti dei ciclisti e di tutti gli utenti “deboli” delle strade.

Questa situazione è intollerabile e per questo a Lecce, proprio mentre a Fasano avveniva il tragico incidente, si svolgeva una iniziativa di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale e per i diritti alla mobilità sostenibile degli studenti universitari.

Agli amministratori viene richiesto di

-incentivare la mobilità dolce e permettere a studenti e cittadini di muoversi in bici e sicurezza.

- di fare maggiore attenzione alla prevenzione e severità nel sanzionare la condotta imprudente di guida degli automobilisti.

- si pretendono infrastrutture per la sicurezza: attraversamenti sicuri, piste ciclabili urbane ed extraurbane, rallentatori, modifiche della carreggiata,

- si sollecitano provvedimenti per la moderazione del traffico quali la creazione di zone 30, rotatorie e il presidio dei tratti di strada ad alta mortalità con controlli di polizia, fotocamere, videocamere.

 

Lecce invivibile a piedi e in bicicletta

Supponete di essere uno dei 28.000 studenti universitari iscritti a Lecce. Sappiate che con le vostre tasse e le vostre spese di vitto viaggio e alloggio state contribuendo all'erario cittadino con milioni e milioni di euro. Cosa ne avete in cambio?

Gli autobus vi conducono all'Università della stazione non hanno corsie preferenziali e spesso rimangono intrappolati negli ingorghi facendovi saltare le lezioni.

Intermodalità significa ad esempio poter arrivare a Lecce con il treno (e magari la bici sul treno) con l'autobus o con la macchina (da parcheggiare in periferia) e poter raggiungere il posto di lavoro o l'istituto universitario in bici.

Invitiamo gli studenti a rivendicare i propri diritti a poter vivere dignitosamente in una città universitaria degna di questo nome

La bici dimenticata

Le opere faraoniche effettuate negli ultimi anni per costruire strade e circonvallazioni non hanno restituito ai cittadini un metro lineare di pista ciclabile. Raggiungere le sedi universitarie periferiche in bici (e.g. Ecotekne) è un rischio mortale malgrado le recenti opere di sistemazione viaria. 

Non esiste alcuna forma di intermodalità che consenta agli studenti (fuorisede o cittadini che siano) di raggiungere le sedi universitarie che diventano perciò enormi parcheggi. 

Conseguenza: congestionamenti e costi aggiuntivi per le famiglie che debbono mantenere oltre ai figli studenti, le loro auto.

 

Le Ciclofficine

In tante città del mondo si costituiscono le ciclofficine. La ciclofficina è un cantiere aperto dove si sperimentano nuove idee e forme di mobilità. Ciascuno autonomamente può liberamente guidare/costruire/riparare/manutenere la propria bici. Questa attività ha un senso in quanto punto di partenza di un percorso di riflessione sul consumo, sulla mobilità prigioniera delle logiche di potere petrolio - guerre - inquinamento, sul recupero e il riciclo dei materiali, e sull'impoverimento e lo sfruttamento indiscriminato del pianeta. La bicicletta è il mezzo e simbolo privilegiato di questo impegno quotidiano.

Ciclofficina Don Chisciotte

 

 

 CRITICAL MASS in pratica

In poche parole, è uno strumento di lotta adottato da ciclisti di tutto il mondo per rivendicare maggiore spazio per le biciclette.

L'idea di base è che una "massa" di ciclisti, può essere molto ingombrante e può farsi vedere molto bene. Si tratta infatti di pedalare TUTTI INSIEME per le vie della città. L'itinerario non è deciso in partenza, ma affidato all'estemporaneità di chi sta davanti.

I ciclisti che vogliono partecipare ad una CRITICAL MASS sanno che si ritroveranno con gli altri in un certo posto e ad una certa ora (ad esempio: a Lecce in v. Umberto I (di fronte alla basilica di S.Croce) Giovedì 23 Novembre ore 16:00). Successivamente potrà essere fissata una data "ripetitiva": ad esempio, nella piazza "tale" l'ultimo venerdì del mese alle 18,00. Una volta che la massa si è riunita, si inizia a circolare, teoricamente rispettando il codice della strada, in realtà rallentando la circolazione automobilistica. Ora proponiamo di farlo a LECCE.

Scaricate e diffondete i volantini

 

Origini lontane

In Cina, che ormai non è più il paradiso della bicicletta, può capitare che i ciclisti non riescano ad attraversare un incrocio privo di semaforo per colpa del traffico automobilistico. Solo quando si ammassa un sufficiente numero di ciclisti (una massa critica), le biciclette riescono ad interrompere il traffico automobilistico ad a passare. Da qui il nome.

 

 Di chi è?

CRITICAL MASS non è DI NESSUNO; non ci sono organizzatori né rivendicazioni preconfezionate: ognuno partecipa all'evento a titolo personale, facendosi portatore di un proprio messaggio (che non necessariamente deve essere coincidente con quello dei più).

Non esistono volantini "ufficiali" né portavoce.

Ovviamente Critical Mass è del tutto pacifica, anche se, in alcune occasioni, ci sono stati dei momenti di conflitto fra ciclisti particolarmente "incavolati" ed automobilisti troppo aggressivi.

L'idea è stata lanciata a San Francisco nel 1992, ma è stata ripresa in molte città del mondo, soprattutto in America, ma anche in Europa, soprattutto in Gran Bretagna, ma viene insospettabilmente praticata anche nella ciclabilissima Copenaghen e nella civilissima Zurigo.

In Italia Milano è stata la prima città italiana ad avere un regolare evento Critical Mass, con cadenza addirittura settimanale, a partire da febbraio del 2002. La prima volta erano solo in 15, ma poi sono arrivati ad essere più di 200, via via che la voce si diffondeva e la stagione si avviava verso la primavera. Il 1 giugno 2002 è stata la volta di Roma, con circa 50 persone. I ciclisti romani hanno pedalato a 9 km/h occupando l'intera carreggiata stradale e rispondendo col campanello ai clacson degli automobilisti arrabbiati.

Molte altre città hanno seguito l'esempio di Milano e Roma: Torino, Bologna, Brescia, Cagliari, e molte altre.

Intervista al suo fondatore Chris Carlsson

by C.I.A.(Cycling Intelligence Agency August 14, 2002)


10 Years! ~ Visionary Traffic `Jams' Since 1992Con quella scritta sulla maglietta da battaglia - one car less (un'auto di meno) - Chris Carlsson, 45 anni, ha tutta l'aria di un professore di Berkley in vacanza. E' scrittore, editore, produttore e designer multimediale, da venti anni factotum del movimento californiano. Dodici anni fa ha avuto un'idea geniale che sta facendo il giro del mondo. «Stavo pedalando quando mi è venuto in mente che sarebbe stato bello formare una massa compatta di ciclisti in grado di conquistarsi uno spazio di libertà nelle strade di San Francisco». La sua idea si chiama critical mass, è diventata un movimento senza capo ne coda che ha cambiato la storia sociale della bicicletta spingendo migliaia di anarco-ciclisti a formare grumi di resistenza nel traffico per contrastare un sistema che si regge sul dominio segregante dell'automobile (e per divertirsi).

A San Francisco per le biciclette è sempre stata piuttosto dura. Negli Stati uniti, anche se per legge le biciclette hanno tutto il diritto di circolare, l'automobile è sacra. L'impianto stradale di San Francisco è stato concepito solo per le automobili e fino a dieci anni fa poche persone avevano il coraggio di scendere dall'auto per salire su una bicicletta. Se pedalavi, rischiavi di finire per terra fuori strada. I ciclisti prima di critical mass erano degli individui che passavano nella stessa strada senza conoscersi e senza entrare mai in contatto tra loro. Poi, una scelta individuale considerata stravagante si è trasformata in una svolta collettiva per la conquista di uno spazio di libertà. Una specie di zerocrazia dove ognuno fa quello che gli pare, nel gruppo si chiacchiera, si stringono amicizie, ognuno è libero di prendere l'iniziativa.

Come è andata la prima volta?

Dopo cinque o sei mesi di interminabili discussioni, ho proposto di incontrarci una volta al mese per organizzare una sorta di coincidenza collettiva. Per due settimane ho girato San Francisco mettendo un volantino su ogni bicicletta. Alla fine, era il 25 settembre del 1992, un venerdì, ci siamo trovati in un punto preciso alle 18 del pomeriggio - in Market Street - perché volevamo riunirci tutti insieme per tornare a casa dal lavoro in bicicletta, come una massa compatta che le automobili non avrebbero potuto fare a meno di superare. Avevamo intenzione di chiamare tutto questo Grumo del Pendolarismo, come un blocco nelle vene che fa saltare il sistema circolatorio, poi abbiamo scelto Critical Mass.

E' filato tutto liscio?

Le prime volte eravamo come invisibili, circa 45 biciclette, la gente ci salutava sorridendo come si sorride a una comitiva che va a farsi una scampagnata. Fin da subito la piccola massa critica ha espresso una contraddizione: c'erano ciclisti che non vedevano l'ora di bloccare il traffico e fare casino con gli automobilisti perché li consideravano avversari, altri invece, la maggioranza, cercavano di farseli alleati: scendete dall'automobile, gridavano. Il nostro slogan era: «Noi non blocchiamo il traffico, noi siamo il traffico». E' stato subito un successo, perché non si trattava di una manifestazione per conquistare qualcosa in futuro ma di una cosa bella da vivere nell'immediato, era come se si fosse concretizzata la possibilità di crearsi uno spazio dove sperimentare un mondo migliore da vivere subito. Le prime volte arrivava gente che ci portava fiori e noi li gettavamo agli automobilisti.

 Possibile che nessuno ce l'avesse con voi?

Beh, quando siamo diventati un migliaio il traffico di San Francisco si è bloccato completamente. La polizia non sapeva come comportarsi, arrivava e cercava di individuare chi avesse organizzato la manifestazione, voleva parlare con il "leader", chiedevano se era un appuntamento politico o sportivo. Facevano multe a caso, 50 o 200 dollari, per esempio se un ciclista passava col rosso, ma non ha funzionato: presentavamo ricorso in tribunale, poi è bastato rispettare le regole del traffico per farli impazzire.

Un venerdì però è finita male...

Nel luglio del 1997 il sindaco di San Francisco si era messo in testa di sradicare critical mass. Voleva aprire una trattativa e si affannava a cercare un leader per raggiungere un ragionevole compromesso. Insomma, voleva stabilire una specie di percorso protetto per trasformare il tutto in un'insipida parata ecologica. A dire il vero, qualche leader improvvisato è andato a trattare, ma critical mass non ha mai risposto ad alcun leader e il tentativo del sindaco è fallito. Quel giorno il sindaco si è presentato all'appuntamento per augurarci buon divertimento, ma ha raccolto solo una tremenda bordata di fischi. La polizia era già piuttosto nervosa. Al primo tentativo di blocco, più di 7 mila ciclisti si sono sparpagliati come uno sciame per tutta la città bloccandola completamente. Non sapevano più cosa fare. Gli elicotteri volteggiavano in cielo senza sapere dove andare, sono arrivati i poliziotti con i caschi anti-sommossa e hanno inutilmente cercato di costruire una diga per bloccare la massa critica. Alla fine, sono riusciti a imbottigliare un centinaio di ciclisti, prima li hanno pestati per bene e poi li hanno arrestati: a ripensarci adesso fa anche un po' ridere vedere un cop tutto bardato che manganella una povera ciclista, ci sono le foto...

Adesso il venerdì è tutto ok?

I poliziotti hanno imparato che non possono controllare critical mass, hanno anche imparato che devono stare alla larga. Ci tollerano. Ormai siamo circa 7-800 ciclisti fedeli e un venerdì al mese San Francisco ha lo stesso "problema".

Ma essere ignorati non può anche significare che la massa critica è stata assorbita e quindi disinnescata? Insomma, la mancanza di conflitto non rischia di fiaccare i movimenti?

La storia non finisce mai. E' proprio in quel momento che si può portare un'esperienza a un altro livello: perché se veniamo lasciati soli siamo davvero liberi di rendere le nostre iniziative più interessanti, il difficile è che a questo punto tocca a noi. Quando il conflitto rientra, siamo gli unici responsabili dello spazio che ci siamo guadagnati.

Dopo dieci anni, quali risultati concreti avete ottenuto?

Molti. Intanto la città è cambiata radicalmente: basta pensare che dal 1992 a San Francisco ci sono in circolazione il 700% di biciclette in più. Oggi finalmente la bicicletta esiste nella testa della gente, anche se è difficile misurare il grado di consapevolezza delle persone sulla reale portata politica di questo cambiamento. Sono convinto che chi ha partecipato a critical mass è cambiato, perché la gente, anche persone che con la politica non avevano niente a che fare, ha sperimentato per una volta che si può essere protagonisti di un cambiamento, anche se piccolo.

Davvero non c'è niente che non abbia funzionato?

Mi sarebbe piaciuto che lo spirito situazionista di critical mass avesse contagiato altri punti di rottura del sistema dove stanno nascendo i conflitti. Invece non è così.

Perché proprio attraverso la bicicletta è stato possibile aggregare una massa inedita capace di porre con forza una questione fondamentalmente politica? Quanto conta il mezzo?

In una società dove il capitalismo governa tutto e lo scontro di classe, incredibilmente, sembra superato - in America tutti sgobbano ma si credono potenziali milionari... - credo che nel trasporto ci sia ancora un piccolo spazio per sottrarsi alla strategia del controllo: staccarsi dal volante dell'automobile. Magari lo fai anche perché sei spinto da alcuni principi anti-sistema, ma il fatto è che appena pedali stai bene perché realizzi subito alcuni tuoi bisogni. Salire in bici è un modo immediato per disertare un mondo atomizzato realizzando subito qualcosa di diverso.

Il problema è come tradurre una scelta individuale in una azione politica.

Per molti la forma più normale di resistenza alle forze economiche più deteriori è il sabotaggio, l'attacco frontale, l'azione collettiva. Io personalmente sono molto più individualista. Se qualcosa nei meccanismi che regolano la società non mi piace, semplicemente dico «ciao, io me ne vado». Per molti della mia generazione la forma più normale di opposizione è la diserzione. Non mi piace stare fermo in coda col culo incollato al sedile? Mollo l'auto e mi diverto molto di più. Il problema però è che le scelte individuali sono poco visibili, poco politiche. Noi disertori dobbiamo metterci insieme in gruppi temporanei e far vedere agli altri quanto si viva meglio da disertori, in un'azione di comunicazione in positivo, da individuo a individuo. Credo che questo sia il significato di critical mass.

Immagino che attorno alla massa critica sarà fiorito un marketing molto insidioso. Siete di moda?

In America si vende tutto e ce l'aspettavamo, eppure non è successo. Siamo sempre stati tutti d'accordo nel non voler commercializzare questo spazio libero, sottrarsi al consumo è un altro modo per disertare questo tipo di mondo.

A Milano ho visto una bici in vetrina, mi ha colpito l'estetica aggressiva del modello e il fatto che venisse pubblicizzata con lo slogan "illegal bike". Forse il mercato ha già inventato il prodotto giusto per il ciclista critico?

Non penso che si siano ispirati a noi. Nelle città americane ci sono i "messangers", quelli che voi chiamate pony express. Forse quella bicicletta riprende l'estetica dei ciclisti-postini. Sono molto aggressivi e spericolati, fanno i duri, hanno i polpacci tatuati...anche loro vengono con noi il venerdì sera ma si annoiano subito se non ci sono scontri con la polizia. In America c'è una vera sub-cultura dei ciclisti machos, organizzano bike-rodeos, gare a lancia in resta, ci sono anche bici con razzetti sputa fuoco...

Un consiglio per le neonate masse critiche italiane

Concentratevi sul piacere e divertitevi: critical mass serve a dire che non bisogna aver paura di abbassare lo standard di vita. Si può vivere bene anche guadagnando meno, spendendo meno, lavorando meno. L'auto è una macchina che succhia energie, soldi, tempo. La sua funzionalità è sopravvalutata, la verità è che le auto servono a far girare soldi e produrre posti di lavoro. Anche l'industria bellica crea lavoro, ma questo non vuol dire che vada difesa.

 

siti su Massa Critica in Italia:

sito che raccoglie le masse critiche italiane

massa critica torino